Baryshnikov e Nureyev: quando la danza diventa astronomica

Ad aprile il WGSBN (Working Group on Small Bodies Nomenclature) dell’Unione Astronomica Internazionale ha intitolato due asteroidi, scoperti dall’astronomo Henry E. Holt nel 1991, ai danzatori Mikhail Baryshnikov e Rudolf Nureyev, segno della grandezza – oggi possiamo dire astronomica – della loro danza. Entrambi gli asteroidi sono situati nella fascia principale, ovvero in quella parte del sistema solare compresa tra le orbite di Marte e Giove, e hanno un periodo orbitale che supera i 1500 giorni.

Non è la prima volta che l’Unione Astronomica Internazionale rende omaggio ai grandi protagonisti della danza. Al coreografo George Balanchine, il capofila del balletto neoclassico, è dedicato un cratere di 38 km sul pianeta Mercurio. Osservando la foto della NASA, il blu che aleggia intorno al cratere ricorda cromaticamente i costumi realizzati da Barbara Karinska per uno dei suoi balletti più famosi: Serenade, pietra miliare dell’estetica balanchiniana nonché un caposaldo della storia del balletto. A Maria Taglioni, la ballerina romantica che ha contribuito a rivoluzionare l’estetica del balletto, è intitolato il cratere di 31 km sul pianeta Venere. Il suo nome è stato scelto da un elenco di celebri donne redatto dalla National Organization for Women (NOW).

Silvia Mozzachiodi

Kansans City Ballet in Serenade di George Balanchine
Cratere Balanchine, Mercurio

Damien Jalet, un coreografo poliedrico

Zoe Saldaña in Emilia Perez

Lunga standing ovation al Festival di Cannes per Emilia Pérez, il musical diretto dal regista francese Jacques Audiard con Karla Sofia Gascón, Selena Gomez e Zoe Saldaña. Tra i favoriti per la Palma d’Oro, il film racconta di un narcotrafficante messicano che realizza il sogno della sua vita: diventare la donna che ha sempre desiderato di essere. A firmare le coreografie è Damien Jalet, coreografo franco-belga che ha conquistato la scena internazionale con la sua danza visionaria, immaginifica, metaforica. In conferenza stampa Damien Jalet ha sottolineato sia la ricerca di un linguaggio coreografico in grado di servire la storia e di adattarsi agli attori, sia il ruolo della danza all’interno del film, non un orpello ma una parte integrante che fa avanzare la narrazione.

Emilia Pérez non è la sua prima esperienza con la settima arte. Il regista Luca Guadagnino, dopo aver visto la performance Les Médusés al Museo del Louvre, ha voluto fortemente il coreografo per realizzare le sequenze danzate di Suspiria, film con Dakota Johnson e Tilda Swinton presentato alla 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Rispetto all’omonimo film di Dario Argento, Guadagnino ha sviluppato il ruolo della danza trasformando l’arte del movimento nel linguaggio della trascendenza della magia. In tale prospettiva, Damien Jalet ha dato forma alla stregoneria attraverso uno stile coreografico che si è allontanato progressivamente dalle linee accademiche per abbracciare una distorsione fisica in grado di evocare una presenza demoniaca. Ad ispirare la sua immaginazione sono state varie coreografe del passato come Mary Wigman, la capofila della danza d’espressione tedesca che ha rappresentato le forze oscure della natura umana, di cui è esemplare l’assolo Hexentax (Danza della Strega).

Suspiria di Luca Guadagnino

Abilissimo nell’interazione con diverse forme d’arte, Damien Jalet vanta collaborazioni a dir poco incredibili. Nel novembre scorso ha preso parte al II atto di “Retour à la Caverne”, progetto ideato dall’artista francese JR che ha trasformato il cantiere per il restauro della facciata dell’Opéra di Parigi in una grande opera di arte pubblica. Per l’occasione il coreografo ha creato Chiroptera, una straordinaria performance tenutasi in Place de l’Opéra con oltre venticinque mila spettatori. Lo spettacolo, aperto dall’Étoile Amandine Albisson con la sua ombra proiettata all’interno della caverna, ha coinvolto 153 ballerini posizionati sulle impalcature a trenta metri d’altezza. La coreografia consiste in una polifonia di corpi che, mossi insieme da una forza misteriosa, o più semplicemente da una rigorosa aderenza ai tempi della musica, ha creato nel pubblico uno stato di fascinazione, la perfetta incarnazione delle parole di JR:

“In queste ultime settimane abbiamo visto così tanto buio intorno a noi che tutti noi, artisti e ballerini, ci siamo fermati e ci siamo chiesti: a cosa serve ballare? A cosa serve creare? A che serve fare uno spettacolo davanti all’Opéra, con tutto questo buio intorno? Ma il nostro ruolo come artisti è sempre quello di cercare la luce.”

Altrettanto importante è la collaborazione con Madonna, cantante che il coreografo ha amato fin dall’adolescenza per la forza sovversiva, l’energia viscerale, la presenza scenica. Dopo aver collaborato al MADAME X TOUR nel 2019 e nel 2020, Damien Jalet è stato il consulente creativo per il CELEBRATION TOUR di Madonna, un concerto che ha celebrato i quattro decenni della sua musica. Damien Jalet, insieme ad altri coreografi del calibro di Sidi Larbi Cherkaoui, ha curato le coreografie come quella per Justify My Love, un sensuale groviglio di corpi ispirato all’altorilievo Les Passions humaines di Jef Lambeaux e con un esplicito riferimento ai titoli di testa di Vertigo di Alfred Hitchcock. Il tour, iniziato ad ottobre 2023 a Londra, si è concluso il 4 maggio sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro con un concerto gratuito. 1,6 milioni di persone hanno partecipato ad un evento che ha fatto la storia: il più grande spettacolo mai realizzato da Madonna e il più alto numero di spettatori al concerto di un’artista.

Silvia Mozzachiodi

Zizi Jeanmaire, una stella

Zizi Jeanmaire

La Giornata Internazionale della Danza, promossa dal Comitato della Danza dell’International Theatre Institute – UNESCO, si celebra il 29 aprile, giorno in cui è nato il danzatore e coreografo Jean–Georges Noverre (1727–1810). Quest’anno, però, la giornata coincide con un anniversario molto importante: cento anni dalla nascita di Renée Jeanmaire, in arte Zizi. Ogni artista è unico, ma Zizi Jeanmaire è stata veramente eccezionale. Nessuna danzatrice ha saputo esibirsi con tale naturalezza e bravura in generi tanto diversi: balletto, musical, cinema, music-hall, canzone.

Come spesso accade leggendo le biografie dei grandi protagonisti della danza, anche per la piccola Renée il balletto è un colpo di fulmine, un amore improvviso e travolgente, sbocciato tra le poltrone del Palais Garnier dove era stata portata dal nonno all’età di nove anni. Si forma alla scuola del Teatro dell’Opéra di Parigi, il tempio dell’accademismo francese, per poi perfezionarsi con Boris Kniaseff, maestro dal quale apprende la purezza della linea e la bellezza del movimento. A soli vent’anni, dopo aver danzato nella prestigiosa compagnia dell’Opéra di Parigi, decide di proseguire la sua carriera nei Ballets de Monte-Carlo e nei Ballets Russes du Colonel de Basil. È una scelta coraggiosa, indice di grande temperamento, espressione di un desiderio impellente: trovare la verità della propria danza.

La ricerca ha fine nel 1949 quando, entrata nella compagnia di Roland Petit, danzatore e coreografo che conosce fin dai tempi della scuola di ballo, crea il ruolo principale in Carmen. Il balletto diventa una pietra miliare della sua carriera, non soltanto per l’enorme successo decretatogli da pubblico e critica, ma per l’autenticità della propria danza. È con questo ruolo che Zizi Jeanmaire, oggi punto di riferimento per tutte le danzatrici che si accingono ad interpretare questo capolavoro, trova la sua personalità artistica, seducente e carismatica, e la propria immagine, tagliando i capelli alla garçonne su richiesta di Roland Petit. È l’inizio di una brillante professione e, al tempo stesso, di un sodalizio artistico leggendario. Da un lato la genialità di Roland Petit, in grado di valorizzare la ballerina a 360°, dall’altro la verve di Zizi Jeanmaire, inesauribile fonte di ispirazione per il coreografo.

Tecnicamente brillante, ma soprattutto poliedrica. Nell’arco della sua vita Zizi Jeanmaire affronta tante forme espressive, senza mai snaturarsi, brillando sempre per la spumeggiante vitalità e l’innato charme. La sua carriera è un viaggio tra i generi: dal musical The Girl in Pink Tights di Sigmund Romberg (1954) al film Anything Goes con Bing Crosby e Donald O’Connor (1956); dall’operetta Patron di Marcel Aymé (1959) al balletto Cyrano de Bergerac di Roland Petit (1959); dal film Black Tights di Terence Young con Moira Shearer e Cyd Charisse (1961) allo spettacolo televisivo Show Zizi (1963); dall’opera teatrale La Voix Humaine di Jean Cocteau (1968) al music-hall Zizi je t’aime (1972).

Ballerina, attrice e cantante, Zizi Jeanmaire è senza dubbio da annoverare tra le figure più amate dello spettacolo francese del secondo Novecento. Una vera e propria icona della moda parigina, a partire dal celebre tubino nero creato appositamente da Yves Saint Laurent per il suo jeu de jambes. La perfetta incarnazione del fascino parigino, con la sua indimenticabile silhouette, lo sguardo scintillante, l’eleganza.

Silvia Mozzachiodi