What the World Needs Now is Burt Bacharach’s music

La scorsa settimana il leggendario Burt Bacharach, il compositore che ha magnificato la musica in ogni singola nota, si è spento all’età di 94 anni, lasciando a ciascuno di noi un’eredità musicale. La misura del suo genio, ancor più che dai tanti riconoscimenti ricevuti nell’arco della carriera (inclusi 3 Oscar), è suggerita da una dichiarazione di Marlene Dietrich: “I wish I could say he’s my composer, but that isn’t true. He’s everybody’s composer“. L’ammirazione dell’attrice, con la quale ha collaborato a lungo come pianista, arrangiatore e direttore, racchiude una grande verità: le composizioni di Bacharach, accarezzando così mirabilmente corde intime e segrete, hanno attraversato più di un’epoca, permeato più di una cultura, appassionato più di una generazione. Se la musica può avere ancora una collocazione privilegiata nella visione del mondo, oggi più che mai bisogna ascoltare capolavori come “Raindrops Keep Fallin’ on My Head“, “What the World Needs Now Is Love“, “I Say a Little Prayer“, “Close to You“, “Anyone Who Had a Heart“.

Le sue canzoni, soffuse di malinconia, romanticismo e speranza, hanno ispirato anche il mondo della danza. Nell’ottobre del 2022 il coreografo Mark Morris ha creato per la propria compagnia “The Look of Love“, un sentito omaggio a Burt Bacharach con l’arrangiamento musicale di Ethan Iverson e la partecipazione di Marcy Harriell, stella di Broadway. La coreografia, eseguita su una selezione delle più famose canzoni del compositore, tra le quali “Walk on By“, “I’ll Never Fall in Love Again” e “Alfie“, dialoga perfettamente con la musica, evocando atmosfere e sentimenti. The Look of Love ha realizzato, oggi possiamo dire in extremis, un desiderio di lunga data del compositore: vedere la sua musica re-immaginata in una produzione teatrale.

Silvia Mozzachiodi

“La vie” di Arthur H, una poesia danzata

La danza torna ad essere il cuore pulsante dell’ultimo videoclip di Arthur H. Dopo aver collaborato con l’étoile Marie-Agnès Gillot per La Boxeuse Amoureuse (2017) e con la coreografa Carolyn Carlson per Nancy (2021), il cantautore francese ha trovato nella danzatrice Thi-Mai Nguyen l’ideale interprete per La vie, title track dell’album che uscirà il 17 febbraio 2023.

Il video musicale, diretto da Léonore Mercier e coreografato dalla stessa Thi-Mai Nguyen, riflette la poesia della canzone. Un uomo e una donna, confinati in un paesaggio interstellare cosparso di trottole, affrontano il misterioso viaggio della vita tra luci ed ombre, gioie e dolori, sogni e paure. Il movimento delle trottole, ripreso più volte dalla danzatrice, suggerisce l’inestinguibile pulsione della vita, mentre la nascita dei fiori in un terreno arido richiama la forza ancestrale della natura e l’indispensabile impegno per la sua tutela.

Silvia Mozzachiodi


La Voix Humaine di Nanine Linning

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La Voix Humaine di Jean Cocteau è un capolavoro teatrale di grandissima essenzialità drammaturgica e scenica: un atto, una camera da letto e un’interprete femminile distrutta dalla conversazione telefonica con il suo amante. Dal 1930, anno della sua prima rappresentazione alla Comédie-Française, l’opera ha ispirato il mondo delle arti dando vita a molteplici versioni: il film L’Amore di Roberto Rossellini con Anna Magnani (1948), la tragédie lyrique di Francis Poulenc con Denise Duval (1959) e il teatrodanza di Roland Petit con Alessandra Ferri (1994). Nel 2021 Nanine Linning, coreografa dall’approccio multidisciplinare, ha creato per il Boston Ballet una versione che fonde cinema, musica e danza.

Il suo dance film, perfettamente aderente all’intensità vocale del soprano Duval e all’espressione musicale della composizione di Poulenc, è un affondo nella mente e nel cuore della donna, fragile e disorientata, immersa nell’oscurità della propria afflizione. I movimenti, al pari dei gesti e dei respiri, sono la proiezione tangibile dei suoi sentimenti, espressi con singolare intensità da Ji Young Chae, Principal Dancer del Boston Ballet. Nel rispecchiare le varie sfumature emotive vissute da colei che viene indicata con un generico “Elle”, la coreografia presenta un ritmo cangiante, oscillando continuamente tra fremiti, rimpianti e abbattimenti. Singolari sono le immagini coreografiche che costituiscono un contrappunto poetico alle parole di Jean Cocteau: il volto coperto da una pittura nera rievoca il pianto; la percezione di una carezza nella penombra riecheggia il verso “bastava uno sguardo per cambiare tutto”; il respiro sulla pelle richiama “la voce intorno al collo”. Anche la costruzione scenica diventa un prolungamento dello stato d’animo della protagonista, fisicamente accerchiata da una fitta ragnatela che riflette il suo senso di solitudine.

La Voix Humaine di Nanine Linning si differenzia dalla pièce teatrale per alcune soluzioni che hanno la finalità di portare alla luce il tumulto interiore della donna. Il telefono, vero coprotagonista dell’opera, appare solamente tre volte, una scelta che riflette la volontà della coreografa e regista di raccontare non la conversazione telefonica in sé ma la complessa situazione psicologica scaturita dal dialogo. Non a caso, nel corso della coreografia la danzatrice è circondata da una serie di figure senza volto o con due facce, oscure incarnazioni di quelle forze misteriose che agiscono sulla psiche condizionandola. Nel finale il filo del telefono è simbolicamente rappresentato dai lunghi capelli neri che progressivamente avvolgono il corpo di Elle esamine.

Silvia Mozzachiodi