“GOD’s FORMULA – The Movie” di Diego Tortelli e Miria Wurm

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GOD’s FORMULA – The Movie, disponibile su dringeblieben.de, è la trasposizione cinematografica dell’omonima creazione di Diego Tortelli (coreografia) & Miria Wurm (drammaturgia). Diretto dal danzatore e fotografo Jubal Battisti, il film è un adattamento che, impiegando con accortezza le specifiche risorse del dispositivo cinematografico quali il movimento della camera e il montaggio, presenta un avvincente rapporto tra danza e cinema.

La macchina da presa, lungi dall’offrire una visione statica e distaccata della performance, è immersa nell’azione coreografica, è un corpo che danza tra i corpi dei danzatori con musicalità e dinamismo. In una contemplazione che lascia trapelare una tangibile meraviglia, ogni inquadratura reca una particolare attenzione per la bellezza plastica dei movimenti, la tensione muscolare dei corpi, la geometria delle forme, il gioco di luci e ombre. I movimenti della camera, complementari al ritmo della musica di Federico Bigonzetti, si inscrivono nello spazio scenico mostrando l’articolata costruzione coreografica da varie angolazioni, inaccessibili al pubblico durante la performance live in teatro.

GOD’s FORMULAThe Movie offre un differente sguardo sulla performance, mediato dalla macchina da presa ma esclusivo perché intrinseco alla danza. Il film esalta l’astrazione poetica del linguaggio coreografico di Diego Tortelli ed enfatizza l’atmosfera di un lavoro che, ispirato alle Tavole rudolfine di Keplero e al libro The God’s Equation – The Search for the Theory of Everything del fisico Michio Kaku, ha per concept la ricerca di una formula divina per una maggiore comprensione dell’universo.

Silvia Mozzachiodi

“Look at Me” di Sally Potter, una storia tra musica e danza

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È incredibile come il cortometraggio Look at Me di Sally Potter, presentato fuori concorso alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e attualmente disponibile sul canale YouTube di Nowness, sia la rappresentazione di un mancato passo a due tra musica e danza, un incontro che sfuma in uno scontro durante il processo creativo.

Le due arti, rappresentate da un talentuoso ma instabile batterista (Javier Bardem) e da un vulcanico ballerino di tip tap (Savion Glover), competono per il predominio espressivo, sfidandosi dalle rispettive gabbie sceniche e trasformando le prove di un gala in una vera e propria arena. Il direttore dell’evento (Chris Rock), alla ricerca di un equilibrio tra suono e movimento, prova a frenare l’irruenza del batterista, prima invocando il principio della semplicità, “simpler would be better”; poi rimuovendo gli strumenti a percussione, così da ridurre le molteplici possibilità espressive della musica all’unica realmente imprescindibile e funzionale, battere il ritmo con il piede. Una scelta drastica, contestata con veemenza dal batterista che rivendica il suo ruolo, ma riconducibile alla natura squisitamente musicale del tip tap, una danza che nel vorticoso ritmo dei suoi passi ha già la propria musica.

Il confine tra le due arti, marcato dalla presenza delle gabbie durante le prove, si dissolve nel ritmo della scena notturna, dove la musica è prodotta dal batterista percuotendo tutto ciò che trova. L’esplosiva concatenazione dei movimenti, manifestazione diretta della sua vulnerabilità e disperazione, ricorda una sequenza coreografica: un profluvio di gesti viscerali che valgono più di tante parole. Anche la scena finale, che culmina nella tenerezza di un lungo abbraccio tra il batterista e il direttore dell’evento, sembra un ballo pieno d’amore sulle note di Rough Dancing, scritte dalla stessa regista. In fondo Look at Me è una danza di sguardi e di primi piani.

Silvia Mozzachiodi

Dance On! – Oltre i limiti

Disponibile su arte.tv fino al 19 dicembre (Prorogato Sino al 18/01/2023)

Il documentario Dance On! – Oltre i limiti della regista Henrike Sandner racconta il momento più delicato della vita di un ballerino: il ritiro dalle scene. Una decisione soggettiva, ponderata, spesso ritardata o successivamente abbandonata, perché la danza nasce dal sacro fuoco della passione e rapidamente si trasforma in una scelta di vita, diventando una parte fondamentale, a volte persino imprescindibile, del proprio essere. Quattro grandi danzatori – Gesine Moog (Dance On Ensemble), William Moore (Zürich Ballett), Polina Semionova (Staatsballett Berlin) e Friedemann Vogel (Stuttgart Ballet) – condividono le proprie sensazioni e riflessioni sull’argomento, offrendo un racconto intimo e poco conosciuto, impreziosito dagli interventi di artisti come Marcia Haydée e Christian Spuck.

La danza, avendo come strumento d’espressione il corpo, è una professione non soltanto imprevedibile per il costante rischio di infortuni, ma soprattutto breve, per quanto notevolmente intensa. A quarant’anni, mentre gli altri lavoratori iniziano a trarre profitto dalla loro formazione ed esperienza, i danzatori devono fronteggiare l’inevitabile invecchiamento fisico. E così, all’apice della carriera il loro corpo, forgiato e temprato fin dalla giovane età, messo costantemente alla prova nella ricerca della perfezione, nella gestione della fatica e nella convivenza con il dolore, viene sfidato ancora più apertamente nel tentativo di preservare la perfezione tecnica conquistata duramente in giovinezza.

Ma il graduale indebolimento fisico è inversamente proporzionale alla crescita artistica, strettamente connessa alla ricchezza delle esperienze vissute sia sul palcoscenico che nella vita. Questo patrimonio risulta particolarmente interessante per molti coreografi che non si limitano a lavorare sui corpi ideali dei giovani danzatori. Tra questi spicca il nome di Jiří Kylián che, durante la direzione artistica del Nederlands Dans Theater, ha riorganizzato la compagnia in una struttura tripartita per rispecchiare le tre fasi della vita del ballerino: il NDT 1, l’ensemble principale; il NDT 2 per i giovani talenti; il NDT 3 per i ballerini con più di quarant’anni. Per Kylián la maturità artistica della terza compagnia, in termini di carisma, intelligenza fisica e profondità emotiva, ha rappresentato una fonte di ispirazione così grande da paragonare il processo creativo del coreografo allo scavo stratigrafico di un archeologo. Oggi una compagnia che promuove l’eccellenza artistica dei danzatori over 40 è il Dance On Ensemble di Ty Boomershine, contribuendo così a diffondere nel panorama della danza e nella percezione del pubblico la bellezza della diversità anagrafica.

Silvia Mozzachiodi