Lady Gaga e Dom Pérignon: la danza quale immagine della creazione

Lady Gaga

Clicca sulle immagini per vedere il video.

Nuova collaborazione tra Lady Gaga e Dom Pérignon. Dopo aver celebrato la forza della libertà creativa nel cortometraggio Creative Freedom is Power (2021), il nuovo video Labor of Creation, realizzato per la campagna promozionale del Dom Pérignon Vintage 2013, mette in luce la comune ricerca sottesa al processo creativo. Lady Gaga ha elevato il cambiamento a forma d’arte, oltrepassando i confini per sperimentare sempre nuove forme artistiche. Il marchio francese di champagne ha ereditato e perfezionato, annata dopo annata, l’obiettivo del monaco benedettino Dom Pierre Pérignon: “creare il miglior vino del mondo”.

Diretto dall’artista multidisciplinare Yoann Lemoine, in arte Woodkid, Labor of Creation incorpora la danza quale immagine della creazione, riflesso di un’ispirazione disciplinata in nome di un ideale estetico. Dall’ebbrezza dionisiaca della prima collaborazione si passa così ad una poetica apollinea, perfettamente rappresentata dalla coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui. Nell’imponente Abbazia di Saint-Pierre d’Hautvillers, Lady Gaga e i danzatori eseguono movimenti dalle forme limpide e armoniche, spesso affini alle linee architettoniche del monastero, creando così uno stretto legame tra architettura e danza, tra passato e presente.

La creatività sgorga in un crescendo musicale e coreografico che culmina nella simbolica scena conclusiva: tre danzatori fluttuano nel cielo stellato al di sopra dell’Abbazia. L’ascesa rappresenta il compimento dell’opera, suggellato dall’espressione della cantante al pianoforte e dalla bottiglia Dom Pérignon Vintage 2013.

Silvia Mozzachiodi

Laid in Earth di Sidi Larbi Cherkaoui

Laid in Earth, film di Thomas James con la coreografia di Sidi Larbi Cherkaoui
Erina Takahashi e James Streeter in “Laid in Earth”, film di Thomas James, coreografato da Sidi Larbi Cherkaoui
© English National Ballet

Laid in Earth, film diretto da Thomas James e coreografato da Sidi Larbi Cherkaoui per l’English National Ballet, è un’opera visionaria, persino pittoresca, che trasporta lo spettatore in un mondo decadente e conturbante intriso di un cupo simbolismo. Il senso di inquietudine che pervade sia la coreografia sia l’ambientazione si compenetra perfettamente con la musica: da un lato la celebre aria “When I am laid in earth” dell’opera Dido and Æneas di Henry Purcell, un tragico lamento di morte che tra l’altro ispira il titolo del film; dall’altro la musica elettronica della compositrice e polistrumentista Olga Wojciechowska.

Nella prima inquadratura la terra, una presenza corposa e rilevante, pone in risalto la linea di demarcazione tra due mondi paralleli: al di sopra quello terreno, desolato e desertico, avvolto da una luce spettrale; al di sotto quello sotterraneo, cromaticamente cupo e denso, disseminato di radici. I due paesaggi, abitati da quattro figure che sembrano assorbire fisicamente la natura circostante, coesistono in simmetria, effetto ottenuto dividendo lo schermo orizzontalmente a metà.

Il tetro aspetto della natura, dalla terra polverosa agli alberi scheletrici, raffigura un chiaro simbolismo: un richiamo costante alla morte, suggerito anche da fulminee e sfocate immagini – un teschio trafitto da spine, un abbraccio intrappolato in un groviglio di rovi – che si sovrappongono alla danza, esemplificazione della vita. L’espressiva incisività della scena si estende anche al trucco che, ricoprendo i corpi con organismi vegetali quali muschi, licheni e radici, suggerisce un turbinoso processo di metamorfosi.

Immersi in una macabra quiete i quattro ballerini, imbrattati del terriccio che sollevano con le loro azioni, si incrociano nei rispettivi mondi, trovando conforto in duetti carichi di malinconia. I loro movimenti, fluidi e sinuosi, enfatizzano la plasticità dei corpi dai quali rifulge un ritmo vitale completamente antitetico al clima di consunzione della scena.

Esteticamente accattivante, coreograficamente avvincente, Laid in Earth è disponibile sul sito dell’English National Ballet (clicca qui per accedere direttamente alla pagina). Da non perdere!

Silvia Mozzachiodi