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È incredibile come il cortometraggio Look at Me di Sally Potter, presentato fuori concorso alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e attualmente disponibile sul canale YouTube di Nowness, sia la rappresentazione di un mancato passo a due tra musica e danza, un incontro che sfuma in uno scontro durante il processo creativo.
Le due arti, rappresentate da un talentuoso ma instabile batterista (Javier Bardem) e da un vulcanico ballerino di tip tap (Savion Glover), competono per il predominio espressivo, sfidandosi dalle rispettive gabbie sceniche e trasformando le prove di un gala in una vera e propria arena. Il direttore dell’evento (Chris Rock), alla ricerca di un equilibrio tra suono e movimento, prova a frenare l’irruenza del batterista, prima invocando il principio della semplicità, “simpler would be better”; poi rimuovendo gli strumenti a percussione, così da ridurre le molteplici possibilità espressive della musica all’unica realmente imprescindibile e funzionale, battere il ritmo con il piede. Una scelta drastica, contestata con veemenza dal batterista che rivendica il suo ruolo, ma riconducibile alla natura squisitamente musicale del tip tap, una danza che nel vorticoso ritmo dei suoi passi ha già la propria musica.
Il confine tra le due arti, marcato dalla presenza delle gabbie durante le prove, si dissolve nel ritmo della scena notturna, dove la musica è prodotta dal batterista percuotendo tutto ciò che trova. L’esplosiva concatenazione dei movimenti, manifestazione diretta della sua vulnerabilità e disperazione, ricorda una sequenza coreografica: un profluvio di gesti viscerali che valgono più di tante parole. Anche la scena finale, che culmina nella tenerezza di un lungo abbraccio tra il batterista e il direttore dell’evento, sembra un ballo pieno d’amore sulle note di Rough Dancing, scritte dalla stessa regista. In fondo Look at Me è una danza di sguardi e di primi piani.
Silvia Mozzachiodi