
Foto di Kiran West
La Dame aux camélias di John Neumeier – in scena con l’Hamburg Ballet al Teatro La Fenice di Venezia dal 18 al 22 gennaio – è l’adattamento coreografico dell’omonimo romanzo di Alexandre Dumas figlio. Dal 1848, anno della prima pubblicazione, la storia d’amore tra la cortigiana Marguerite Gautier e il giovane Armand Duval ha ispirato celebri trasposizioni: La Traviata di Giuseppe Verdi (1853), il film Camille di George Cukor con Greta Garbo e Robert Taylor (1936), il balletto Marguerite and Armand di Frederick Ashton con Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev (1963). La versione di John Neumeier, creata su musica di Frédéric Chopin per lo Stuttgart Ballet (1978), è una pietra miliare per la maestria coreografica, la sapienza drammaturgica, la sensibilità al tempo stesso teatrale e cinematografica.
Strutturato in un prologo e tre atti, il balletto riprende la narrazione retrospettiva del romanzo. Il prologo si apre nell’appartamento della defunta Marguerite dove un viavai di persone si aggira curiosando tra gli arredi in vista dell’imminente asta. Il silenzio della scena, interrotto soltanto dalla fugace improvvisazione al pianoforte di un possibile acquirente, enfatizza la qualità teatrale del prologo, la cui funzione è di avviare il racconto e di presentare al pubblico i personaggi della storia: Nanina, la fida domestica raccolta nel proprio dolore; il Duca e Monsieur Duval, entrambi turbati anche se per ragioni diverse; Prudence Duvernoy e Olympia, rappresentanti il mondo del vizio insieme al Conte N.
Ad entrare per ultimo, in uno stato di profondo turbamento emotivo, è il giovane Armand Duval che, sopraffatto dai ricordi sussurrati da ogni angolo dell’abitazione, cade a terra privo di sensi. Questo istante, magistralmente reso dal coreografo, è il primo ad essere trattato in modo squisitamente cinematografico, tanto da ricordare la tecnica della sovrimpressione: mentre Armand si copre il volto schiacciato dal peso dei ricordi, Marguerite appare in fondo alla scena, avvolta da una fulgida luce che rappresenta il bagliore della memoria.
Con l’attacco dell’orchestra, che durante l’intero balletto si alterna al pianoforte solista presente sulla scena, il giovane Armand decide di raccontare al padre la sua storia davanti al cartello “Vendita”. Il dialogo avvia i flashback, ognuno dei quali rappresenta diverse prospettive narrative e nasce da un particolare oggetto appartenuto a Marguerite: l’abito viola, indossato al Théâtre des Variétés durante il primo incontro con Armand; il cappello di paglia, che allude sia alla scelta di amare Armand pubblicamente, sia alla promessa fatta a Monsieur Duval di chiudere la relazione con il ragazzo; infine il diario, con gli ultimi pensieri di Marguerite. La perfetta resa di una struttura così complessa è data sia dall’uso creativo delle luci di François Menou, che richiamano l’effetto cinematografico della dissolvenza, sia dallo scenario di Jürgen Rose, la cui essenzialità consente di passare con fluidità dal presente al passato e viceversa.
La ricercatezza del balletto traspare inoltre nello sviluppo drammaturgico e coreografico di un elemento molto importante all’interno del romanzo: il libro Manon Lescaut di Prévost (1731) che Armand regala a Marguerite e che attiva un confronto tra i personaggi di Dumas e quelli di Prévost, accomunati da un simile destino. John Neumeier, ricorrendo ad un espediente metateatrale, trasforma il libro in un balletto (all’interno di un balletto), la cui rappresentazione avviene al Théâtre des Variétés durante il primo incontro tra Marguerite e Armand. Da quel momento i personaggi di Manon e De Grieux, più volte presenti nel corso dei tre atti, diventano le proiezioni dei pensieri e dei timori di Marguerite e Armand.
Al di là della bellezza del linguaggio coreografico, John Neumeier restituisce lo spessore psicologico dei personaggi attraverso una minuziosa cura dei dettagli che assicurano alla danza una verità emozionale e sentimentale: Marguerite che si guarda allo specchio e, vedendo sul suo volto l’ombra della morte, scoppia in lacrime; il Duca che interrompe i festeggiamenti colpendo con violenza i tasti del pianoforte; Prudence che raccoglie furtivamente la collana di Marguerite e la nasconde nel corpetto. Al coreografo, tra i più autorevoli rappresentanti della forza narrativa del balletto contemporaneo, sarà consegnato mercoledì 18 gennaio il premio “Una Vita nella Musica 2023” nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice.
Silvia Mozzachiodi