Color of Reality

Color of Reality è un cortometraggio nato dalla collaborazione tra Jon Boogz, coreografo e regista interessato ad esplorare linguaggi artistici e tematiche sociali, e Alexa Meade, artista famosa per uno stile di pittura che trasforma la realtà tridimensionale in una rappresentazione apparentemente bidimensionale. Realizzato nell’incandescente società americana del 2016, il film affronta i temi della brutalità della polizia, dell’ingiustizia razziale e delle violente controazioni impiegando la danza quale strumento di contestazione sociopolitica.

I danzatori Lil Buck e Jon Boogz interpretano due cittadini afroamericani seduti nel proprio salotto e paralizzati dalle cronache di violenza che saturano i notiziari televisivi. Di fronte alle orribili immagini che scorrono davanti ai loro tristi occhi, l’iniziale immobilità si trasforma in una danza che vuole essere un grido di dolore, un atto di denuncia, un invito all’azione. Usciti dalla sicurezza del focolare domestico, i protagonisti si scontrano con la cruda realtà, ovvero con l’ostilità e l’indifferenza di una società che, ancora nel XXI secolo, giudica il prossimo per il colore della pelle. Poiché il razzismo è “monocolore”, i corpi dei due danzatori sono dipinti con un tripudio cromatico che riflette la bellezza di un mondo variopinto. Nel finale la realtà, come prefigura il titolo d’apertura del film, si tinge di rosso con due colpi di pistola e i corpi senza vita dei due ragazzi in strada.

In Color of Reality la danza dimostra l’universalità del proprio potere comunicativo ed emozionale che, scavalcando le barriere linguistiche, diffonde con inequivocabile incisività un messaggio di uguaglianza e giustizia. Premiato da Great Big Story della CNN con “Art as Impact Award” ed incluso nella cerimonia per i Freedom Awards del National Civil Rights Museum, oggi il cortometraggio è mostrato nelle scuole americane. La speranza è di sensibilizzare le nuove generazioni a diventare i grandi protagonisti di un futuro finalmente libero da discriminazioni, pregiudizi e brutalità.

Silvia Mozzachiodi