
Dal 15 al 17 luglio si conclude a Reggio Emilia, nella cornice dei Chiostri di San Pietro, An Ideal City, progetto ideato e coordinato dalla Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto in partnership con Les Halles de Schaerbeek di Bruxelles e il Balletto dell’Opera Nazionale Greca. Si tratta di un’esposizione di quindici MicroDanze, brevi creazioni realizzate da rinomati coreografi del panorama internazionale come Angelin Preljocaj, Diego Tortelli, Roberto Zappalà e Norge Cedeño Raffo. Focus della ricerca il concetto di micro, esplorato coreograficamente attraverso uno spazio-tempo limitato ma al tempo stesso infinito nelle sue variabili interpretative.
Il progetto, cofinanziato da Europa Creativa, è stato concepito come un viaggio che, nell’arco di ventidue mesi, ha coinvolto tre città – Atene, Bruxelles e Reggio Emilia – in un esperimento socioculturale finalizzato a promuovere la danza come arte pubblica. Per conseguire questo obiettivo, le MicroDanze sono state eseguite in spazi performativi non convenzionali: centri storici, musei, quartieri periferici, aree industriali, spazi privati. L’interazione con un luogo extra-teatrale ha attivato inevitabilmente un processo di ibridazione culturale che ha generato un dialogo interdisciplinare. Esemplare, in questo senso, la MicroDanza Eppur si muove di Francesca Lattuada che, eseguita nel Museo dell’Acropoli di Atene, ha realizzato un sofisticato rimando tra il corpo del danzatore, posto su un barile-piedistallo, e l’antica scultura greca.
L’ampliamento delle modalità di fruizione della danza ha comportato un processo di reenactment, ossia una trasposizione delle versioni originali delle MicroDanze in spazi urbani che sono stati reinterpretati e rivissuti in termini di esperienza e percezione. Il reenactment ha per obiettivo la ricerca di una relazione diretta e immediata con il pubblico mediante l’abolizione della visione prospettica. Danzatori e spettatori, non più separati dalla quarta parete del teatro, condividono il medesimo spazio e tempo delle performance, moltiplicando i punti di vista della rappresentazione sia per chi guarda sia per chi è guardato. Il progetto avvia così un modello inclusivo che chiama in causa il pubblico non come un destinatario passivo ma come un visitatore attivo, libero di muoversi o di soffermare il proprio sguardo.
An Ideal City rispecchia a pieno titolo la vocazione sperimentale della Fondazione Nazionale della Danza /Aterballetto che, dallo scorso giugno, è diventata per decreto ministeriale Centro Coreografico Nazionale. La danza, uscendo dai confini teatrali ed entrando nella vita dei cittadini, non solo ripristina la continuità tra arte ed esperienza quotidiana ma crea un nuovo spazio di incontro e condivisione nel segno di una città ideale.
Silvia Mozzachiodi