The Sun is God

They shall grow not old, as we that are left grow old:

Age shall not weary them, nor the years condemn.

At the going down of the sun and in the morning

We will remember them.

Da “For the Fallen” di Laurence Binyon

Con queste parole, scritte dal poeta Laurence Binyon all’alba della Grande Guerra, si apre The Sun is God, cortometraggio scritto e diretto da Alice Pennefather e coreografato da Valentino Zucchetti. Creato nel 2018, a cent’anni dalla fine della prima guerra mondiale, The Sun is God è la storia di un amore stroncato dal deflagrare del conflitto bellico. Protagonista una giovane donna – Francesca Hayward (Principal Dancer del Royal Ballet) – che aspetta il suo amore – Matthew Ball (Principal Dancer del Royal Ballet) – tornare dalle trincee. La solitudine della sua attesa è accentuata dalla ricchezza di Petworth House, una dimora inglese del XVII la cui grandiosità si contrappone alla figura solitaria e minuta della ballerina, accerchiata da opere d’arte che, nella tempesta della guerra, sembrano aver perso la loro anima. Vagando per le sale vuote della residenza, la ragazza si imbatte in un quadro del pittore paesaggista William Turner, The Lake, Petworth, Sunset, Fighting Bucks (1827 – 1831). La sua visione innesca malinconici ricordi nei quali la fanciulla, in una sospensione onirica dalla realtà, trova rifugio e conforto.

Francesca Hayward in “The Sun is God”. Foto di Alice Pennefather.

La coreografia, creata sul Concerto per pianoforte e orchestra in La minore di Edvard Grieg (1868), è di una bellezza malinconica. La coppia esprime il proprio amore, puro e profondo, in un passo a due che materializza l’invisibilità del ricordo nonché l’universo interiore della protagonista. La loro danza, una lunga carezza tra i corpi che allude all’unione delle anime, è inframmezzata da un assolo virtuosistico di Matthew Ball che riflette lo sguardo innamorato di Francesca Hayward. Gli ultimi momenti del passo a due sono adombrati dalla condivisa sensazione di un imminente addio che rende ancor più drammatica la loro separazione. La scena finale, con la ballerina che chiude le porte di Petworth House dopo aver osservato la linea dell’orizzonte nella speranza di veder tornare il suo amore, ricorda con intensità le parole della poesia di Binyon:

Loro non invecchieranno, mentre noi rimasti invecchieremo:
L’età non li stancherà, né gli anni condanneranno.
Al calar del sole e al mattino,
Noi li ricorderemo.

Da “For the Fallen” di Laurence Binyon

The Sun is God è un film sulla memoria che racconta la terribile natura della guerra da un punto di vista femminile, che dà voce al dolore delle donne – madri, mogli, figlie, compagne e amiche – costrette a convivere con un’assenza che si trasforma in una presenza. L’arte, quando racconta per non dimenticare, può diventare il Sole che illumina il nostro presente e futuro di speranza.

Silvia Mozzachiodi