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Disponibile fino al 13 febbraio sul canale YouTube dell’Alvin Ailey American Dance Theater, r-Evolution, Dream di Hope Boykin è un omaggio alla memoria di Martin Luther King Jr., il leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani negli anni Cinquanta e Sessanta. Coreografato su musica di Ali Jackson e presentato al New York City Center nel 2016, lo spettacolo è in linea con la storia dell’Alvin Ailey American Dance Theater. La compagnia fu fondata dal danzatore e coreografo Alvin Ailey, tra i massimi esponenti della black dance, proprio nel pieno delle battaglie per il riconoscimento dei diritti civili. Era il 1958 – tre anni dopo il boicottaggio dei mezzi pubblici da parte della comunità nera per l’arresto di Rosa Parks – e la fondazione dell’Alvin Ailey American Dance Theater diede voce all’esperienza artistica degli afroamericani contribuendo così alla loro graduale integrazione anche nel mondo della danza.
Il titolo dell’opera, r–Evolution, Dream, ha in sé una grande forza evocativa. La prima parola, che significa al contempo rivoluzione ed evoluzione, mette in luce la portata della lotta intrapresa da Martin Luther King: cambiare radicalmente la società, abbattendo le barriere razziste innalzate dalle legislazioni segregazioniste, senza mai ricorrere alla violenza ma opponendo “le armi dell’amore”. La seconda parola, Dream, rievoca il celebre discorso “I have a dream” pronunciato da Martin Luther King al termine della marcia su Washington (1963). King prese un ideale tipicamente americano, il sogno, e lo reinterpretò in un modo del tutto nuovo e inclusivo: un sogno di uguaglianza e di giustizia, di pace e di libertà.
In una coreografia dedicata ad un simbolo dei diritti civili ma anche ad un formidabile oratore, le parole hanno rivestito un ruolo fondamentale già durante il processo creativo. A guidare Hope Boykin nella costruzione dello spettacolo, dopo la visita al National Center for Civil and Human Rights di Atlanta, sono stati i discorsi di Martin Luther King. La coreografa ha creato una sapiente sintesi tra il movimento e le parole introducendo nello spettacolo una serie di testi che sono stati recitati dall’attore Leslie Odom Jr., vincitore del Tony Award per il musical Hamilton (2016). Alcuni testi sono stati scritti dalla stessa coreografa, traendo ispirazione dalle parole di King; altri invece sono di scrittori che King ammirava e citava nei suoi discorsi pubblici. Tra questi William Cowper, Douglas Malloch e William Shakespeare.

Al di là di questa mirabile fusione di danza e letteratura, Hope Boykin ha saputo rievocare le parole di Martin Luther King anche senza l’esplicito ricorso alla parola. La prima scena dello spettacolo, dove un uomo in camicia e cravatta emerge dall’oscurità per poi avanzare verso il pubblico lungo un fascio di luce, non può non ricordare un famoso passaggio del discorso “I have a dream”:
Adesso è il momento di risollevarci dalla valle buia e desolata della segregazione fino al sentiero soleggiato della giustizia razziale.
Martin Luther King
A seguire entrano in scena quattro gruppi di danzatori, ciascuno contraddistinto da un unico colore: nero, bianco, verde e viola. La divisione cromatica mostra con immediatezza una rigida stratificazione sociale: da un lato chi lavora e dall’altro chi paga gli altri per lavorare. I gruppi in bianco e nero simboleggiano la classe operaria ed entrano in scena incurvati e a testa china. I gruppi in verde e in viola, invece, rappresentano coloro che hanno ottenuto la ricchezza o che l’hanno sempre avuta. I movimenti dei primi, correndo dietro al denaro, sono frenetici mentre quelli dei danzatori in viola, da sempre adagiati nel loro lusso, sono estremamente lenti.
A riunire i vari gruppi nella scena finale sarà l’uomo in camicia e cravatta. La loro danza simboleggia un mondo libero da discriminazioni, realizza quel sogno di uguaglianza, giustizia e libertà per il quale Martin Luther King ha dedicato e sacrificato la propria vita. Oggi, a cinquantaquattro anni dalla sua morte, r-Evolution, Dream porta avanti il suo messaggio: considerare gli uomini per il loro valore e non per il colore della pelle.
Silvia Mozzachiodi