
Domani ci sarà la prima mondiale di Mist, film di danza diretto da Rahi Rezvani e coreografato da Damien Jalet per il NDT 1 (Nederlands Dans Theater), disponibile sul sito della compagnia fino a sabato 8 gennaio (clicca qui per acquistare il biglietto). Ispirato al suggestivo fenomeno dei banchi di nebbia che d’inverno avvolgono la natura dei Paesi Bassi, Mist segna la terza e affascinante collaborazione tra il coreografo franco-belga Damien Jalet e l’artista giapponese Kohei Nawa. Accomunati dal desiderio di reinventare la propria arte e di trascendere i confini tra le varie discipline, la loro collaborazione mira a creare una completa osmosi tra danza e scenografia. Quest’ultima, liberata da una mera funzione decorativa, trasforma il palcoscenico in uno spazio metaforico e metamorfico che, pur influenzando i movimenti, risalta la poetica dei corpi. Nell’attesa di vedere Mist, riscopriamo i primi due lavori del duo Jalet – Nawa.
Vessel (2016)

Prima collaborazione tra Damien Jalet e Kohei Nawa, Vessel nasce dalla fusione di due arti per natura intrinsecamente diverse: la danza, arte transitoria che vive nel ricordo del pubblico, e la scultura, arte che sopravvive nella materia. Il loro incontro, fantasmagorico e poetico, produce una danza scultorea che porta alla luce nuove prospettive di raffigurazione e percezione della corporeità. Sulla scena sette danzatori, nell’aggrovigliato intreccio dei loro corpi, creano continuamente nuove forme, astratte o evocative. Tuttavia il volto, fulcro dell’identità dell’essere umano, è costantemente celato, contribuendo così ad estetizzare i corpi dei danzatori che diventano oggetti d’arte immersi in una scenografia dinamica che comprende gas, liquidi e solidi.
Planet [wanderer] (2021)

All’incrocio tra scultura in movimento e performance scultorea, Planet [wanderer] è una viscerale riflessione sulla transitorietà della vita espressa nell’armoniosa sintesi di danza e scenografia. Evoca il legame, oggi più che mai fragile, tra l’essere umano e il Pianeta esponendo il corpo del danzatore al contatto con diversi materiali: da una scintillante sabbia nera al katakuriko, un materiale che si solidifica quando viene maneggiato e si liquefa quando viene rilasciato.
Planet [wanderer] si presenta come la naturale continuazione di Vessel. Mentre quest’ultimo illustra due livelli del Kojiki (il primo testo di narrativa giapponese che descrive la creazione del mondo), ossia Yomi (il mondo sotterraneo) e Takama-ga-hara (il mondo superiore), Planet [wanderer] si svolge nel mondo degli uomini, Ashihara-no-Nakatsukuni, letteralmente “la terra di mezzo dei canneti”. Le canne rappresentano infatti gli uomini, costantemente in bilico tra potere e vulnerabilità, armonia e sopravvivenza, evoluzione e distruzione. Lo spettacolo, sollevando la questione profondamente attuale del nostro rapporto con il Pianeta, trasforma l’arte in uno strumento per persuadere l’umanità a riconciliarsi con la Terra.
Silvia Mozzachiodi