2021, l’anno della resilienza

Con il nuovo anno alle porte e il secondo di pandemia ormai alle spalle, è tempo di una riflessione. Anzi, è tempo di riconoscere al mondo della danza italiana, tra i settori più penalizzati dalla pandemia, un’encomiabile forza di volontà: la capacità di far fronte alle drammatiche circostanze degli ultimi dodici mesi – dalla chiusura dei teatri alle sospensioni degli spettacoli – senza mai perdere l’aplomb, specchio di una ferrea disciplina, nonostante lo smarrimento, la frustrazione o la rabbia.

Il 2021 è stato l’anno della resilienza. Soprattutto nei primi mesi, in ottemperanza ai Dpcm che hanno sospeso gli spettacoli, le compagnie hanno cercato nuove modalità per portare la danza al grande pubblico e per continuare a vivere della propria arte. Sfruttando le piattaforme digitali e i canali social, numerosi spettacoli sono stati diffusi in streaming o live-streaming gratuitamente. Una scelta coraggiosa in un periodo così difficile, espressione di una vocazione orizzontale e inclusiva: raggiungere il maggior numero possibile di spettatori. Altre iniziative hanno invece sperimentato diverse forme di relazione con il pubblico: dai percorsi esplorativi sulla danza moderna e contemporanea organizzati dall’ATER Fondazione alle master classes del Teatro alla Scala di Milano con Alessandra Ferri, Massimo Murru e Carla Fracci.

Qui è doveroso fermarsi. Il 2021 si è portato via un pilastro della danza italiana: Carla Fracci, la danzatrice attrice che ha dato voce ad un’arte silenziosa; la “prima ballerina assoluta” che ha scritto un capitolo indimenticabile della storia del balletto del Secondo Novecento. Insieme a lei, in questo anno funesto, altre importanti figure si sono spente: Ismael Ivo, coreografo di una danza che esprime la libertà di volare con il corpo e l’anima; Micha van Hoecke, il coreografo della “danza dell’essere” e della magia creata dalla fusione delle arti; Raffaella Carrà, artista poliedrica diventata un’icona dello spettacolo.

Torniamo adesso alla capacità dimostrata dal mondo della danza nel sapersi reinventare difronte all’inattuabilità dello spettacolo dal vivo. In una contemporaneità segnata da lockdown e distanziamenti, la ricerca di un dialogo interdisciplinare è stata tra le scommesse più importanti e vincenti. Danza e cinema hanno prodotto due lavori che hanno immortalato i danzatori in questo frangente storico. Il primo, Corpo di ballo, ha documentato l’impresa affrontata dalla storica compagnia scaligera tra settembre 2020 e gennaio 2021 per portare in scena Giselle: dalla preparazione estenuante per le norme anti-Covid ai timori per la cancellazione del balletto di fronte alla risalita dei contagi; dalla chiusura del teatro in concomitanza con la seconda ondata pandemica alla forza d’animo dei danzatori che ha prevalso sulle aspettative disattese.

Il secondo, Stabat Mater – Danzare oltre i confini, ha raccontato la prima esperienza artistica in piena pandemia tra l’Aterballetto e il coreografo cubano Norge Cedeño Raffo: dalle prime prove via Zoom alla messa in scena al Teatro Asioli di Correggio in assenza del pubblico. Una sfida vinta dalla Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto che, pur nel pieno rispetto delle restrizioni, ha dato vita ad un incontro interculturale e interdisciplinare.

Il connubio tra le arti è stato poi magnificato dalla speciale collaborazione tra il Teatro dell’Opera di Roma, la Galleria Borghese e Rai Cultura con Il suono della bellezza, un viaggio musicale tra i capolavori del museo, arricchito dalla partecipazione straordinaria di Eleonora Abbagnato, coreografa e interprete di un passo a due ispirato all’Apollo e Dafne di Gian Lorenzo Bernini.

Dopo mesi di entusiasmo per la riapertura dei teatri, proprio ieri la Direzione del Teatro alla Scala ha dovuto cancellare le rappresentazioni del balletto La Bayadère a causa di nuovi contagi. Per la compagnia scaligera il 2021 si chiude esattamente com’era iniziato. La speranza è che sia un caso isolato e che l’arte del movimento per antonomasia non sia nuovamente fermata. La danza è più di una professione, è uno stile di vita. Un danzatore non può non danzare. Il suo corpo ha bisogno della scena.

Silvia Mozzachiodi

Foto:
– Eleonora Abbagnato in Il suono della bellezza Ph. Fabrizio Sansoni / TOR
– Carla Fracci al Teatro alla Scala di Milano Ph. Sara-Busiol.