La danza di Gene Kelly: un mondo di gioia, amore e sogni

Gene Kelly

L’immagine di Gene Kelly mentre canta sotto la pioggia con il sole che splende nel cuore, la felicità che si irradia nel corpo e la spensieratezza che sgorga dalla danza, in particolare dai fanciulleschi salti nelle pozzanghere, è tra i momenti più iconici della storia del cinema. La magia della scena, tra le più famose del film Cantando sotto la pioggia (1952), risiede nella bravura del leggendario danzatore/coreografo/attore/regista di far provare al pubblico quello che il suo personaggio canta, “What a glorious feeling”, saltellando sul marciapiede, balzando sul lampione, giocando con l’ombrello e l’acqua. La sua danza esprime una tale gioia da aver sicuramente persuaso molti spettatori a provare quella “gloriosa sensazione” in un giorno di pioggia. Ma Gene Kelly è ineguagliabile: un condensato di carisma, forza ed energia che si esplicano in una danza acrobatica e virile.

Inserito dall’American Film Institute al quindicesimo posto tra le più grandi star cinematografiche di tutti i tempi, Gene Kelly ha scritto la storia del musical hollywoodiano. Danzatore dalla precisione millimetrica, coreografo dalla brillante immaginazione, personalità spavalda e anticonformista, ha scardinato i canoni della danza sul grande schermo, indossando abiti normali al posto dello smoking e sviluppando un proprio stile che nasceva dalla fusione del tip tap con altre forme di danza, dal balletto accademico alla modern dance. Avviato allo studio della danza dalla madre, ballare non è stato un colpo di fulmine – il suo sogno era di giocare nella squadra di baseball dei Pittsburgh Pirates – ma col tempo è diventato un atto d’amore, svolto sempre con ferrea disciplina e ricerca della perfezione, qualità che lo hanno accompagnato per tutta la vita rendendo difficile la vita dei colleghi.

La sua carriera a Hollywood inizia al fianco di Judy Garland in For Me and My Gal (1942). Il film è prodotto dalla MGM (Metro-Goldwyn-Mayer) con la quale lavora fino alla fine degli anni Cinquanta realizzando film quali Ziegfeld Follies (1945), dove danza con il mito Fred Astaire, e Un giorno a New York (1949), musical che segna una svolta importante trasferendo l’azione en plein air. È tuttavia nella prima metà degli anni Cinquanta che Gene Kelly raggiunge l’apice della sua carriera quale protagonista e coreografo di due classici hollywoodiani: Un americano a Parigi (1951) e Cantando sotto la pioggia (1952), del quale è anche coregista insieme a Stanley Donen. La danza, perfettamente integrata al mezzo cinematografico, gioca un ruolo centrale nello sviluppo della narrazione e diventa la naturale evoluzione sia della storia che dei personaggi. Innovativo è anche il suo lavoro dietro la macchina da presa, considerato rivoluzionario proprio per il modo in cui presenta e incornicia la danza sul grande schermo. Sempre aperto a nuove idee, sperimenta tutte le potenzialità offerte dal linguaggio cinematografico come in Cover Girl (1944), dove balla con la propria coscienza in un duello a ritmo di passi complicati, atletici e acrobatici, o in Anchors Aweigh (1945), dove adopera la tecnica mista di live action e animazione danzando con Jerry, il topolino dei cartoon.

Silvia Mozzachiodi