
Il docufilm Stabat Mater – Danzare oltre i confini, disponibile su RaiPlay, è un viaggio interculturale e interdisciplinare che racconta la prima esperienza artistica tra l’Aterballetto, compagnia italiana dal respiro internazionale, e il coreografo cubano Norge Cedeño Raffo, per dieci anni primo ballerino della Danza Contemporánea de Cuba, oggi direttore artistico della compagnia OtroLado. Diretto da Alessandro D’Onghia, il documentario segue la creazione artistica di Stabat Mater, coreografia per tre danzatori – Samuel Daniele Ardillo, Martina Forioso e Serena Vinzio – sull’omonima musica del compositore estone Arvo Pärt. Una scommessa vinta dalla Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto che in piena pandemia ha dato vita ad un incontro tra la cultura italiana e quella cubana.
Un’immersione nell’atto creativo, seguito nella sua crescita dal 29 gennaio 2021, primo giorno di lavoro del coreografo con i tre danzatori, al 6 marzo 2021. In linea con la concezione di Norge Cedeño Raffo che considera la danza come un dialogo, la coreografia non è pensata aprioristicamente, ma è il risultato di un intenso lavoro che va interpretato in termini di puro processo, sviluppato nell’arco delle prove con impegno e disciplina. Punto di partenza per avviare il “dialogo” è l’acquisizione da parte dei danzatori di un nuovo vocabolario di movimento, una fusione tra lo stile contemporaneo di influenza americana e quello della tradizione cubana.
Il film non offre soltanto una panoramica sul percorso evolutivo della creazione, ma è arricchito dagli interventi del coreografo, dell’assistente Thais Suàrez Fernàndez, dei danzatori, di Sveva Berti (Direttrice di compagnia dell’Aterbaletto) e di Gigi Cristoforetti (Direttore Generale della Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto). Spesso sono riflessioni metalinguistiche, ossia considerazioni sul senso stesso della danza, sulla pluralità delle sue funzioni. Uno spunto molto interessante, offerto da Norge Cedeño Raffo, è il rapporto tra il coreografo e il danzatore che, dopo il processo di trasmissione del materiale coreografico, culmina in un atto di donazione:
Questo non è più il mio spettacolo: è completamente vostro. Perché non si tratta più di danza: si tratta di qualcosa di personale. Un’idea potente da portare vicino alla gente.
Norge Cedeño Raffo
Il film si conclude con la messa in scena di Stabat Mater nella splendida cornice del Teatro Asioli di Correggio. La scena, una foresta incendiata che rappresenta uno spazio senza tempo, porta la firma di Fabiana Piccioli. Un’atmosfera suggestiva, ottenuta impiegando un disegno luci chiaroscurale, dei particolari tappeti dipinti e del materiale di scarto in un’ottica di upcycling. Danza e musica sono in dialogo sul piano strutturale – tre danzatori, tre cantanti (soprano, contralto, tenore) e tre musicisti (violino, viola, violoncello) – e su quello emotivo. L’intensità del componimento musicale, pervaso da un senso si sacralità, si riflette nell’espressività dei movimenti, dotati di fluidità e naturalezza. La sensazione è che il palcoscenico sia avvolto da un’aura poetica.
Silvia Mozzachiodi