La danza come il mare

Il mare coglie l’essenza più profonda della danza: il movimento. Non è una danza il moto delle onde, l’innalzamento e l’abbassamento delle maree, il luccichio della luce del sole sulla superficie del mare?

Già all’inizio del Novecento Isadora Duncan, la celebre danzatrice che sviluppò una nuova espressività corporea in perfetta armonia con le leggi della natura, trovò nel ritmo delle onde una fonte d’ispirazione per i suoi movimenti. Ancor prima, nel 1821, il poeta e geologo James Gates Percival colse nella poesia del moto ondoso l’espressione di una danza:

Il mondo è pieno di poesia. L’aria è vivida del suo spirito; e le onde danzano alla musica della sua melodia, e scintillano nella sua lucentezza.

James Gates Percival, Poetry, 1821

La rappresentazione più cristallina della similitudine danza e mare fu però compiuta dal pittore Gino Severini, tra i principali esponenti del Futurismo, con il dipinto Mare = ballerina (1914). In linea con il principio espresso nel Manifesto tecnico della pittura futurista – di cui fu cofirmatario insieme a Boccioni, Carrà, Russolo e Balla – ossia eternare l’immagine in movimento restituendone la percezione dinamica, Gino Severini trovò nella raffigurazione della danza la sublimazione del movimento, la manifestazione della modernità direttamente espressa dal corpo umano. Le danzatrici dei cabaret parigini, uno per tutti il Bal Tabarin, furono tra i suoi soggetti preferiti, figure scomposte nelle quali il ritmo cinetico veniva reso dalle scansioni delle gonne ondeggianti e dalla ripetizione delle braccia e delle gambe.

Progressivamente il pittore abbandonò qualsiasi riferimento descrittivo realizzando opere astratte come Mare = ballerina, dipinto dal forte impatto dinamico che accorpò in un’unica realtà il mare e la danza. Severini, ispirandosi all’analogia teorizzata da Filippo Marinetti nel Manifesto tecnico della letteratura futurista, “fondere l’oggetto con l’immagine che esso evoca”, impiegò un procedimento analogico di cui diede spiegazioni in Le Analogie plastiche del dinamismo:

Il mare con la sua danza sul posto, movimenti di zig zag e contrasti scintillanti di argento e smeraldo evoca nella mia sensibilità plastica la visione lontanissima di una danzatrice coperta di pagliette smaglianti, nel suo ambiente di luce, rumori e suoni. perciò mare = danzatrice.

Gino Severini

Il dipinto unisce il moto ritmico del mare con la figura di una danzatrice in una visione nella quale i movimenti delle onde si (con)fondono con quelli della danza attraverso un dinamismo plastico e cromatico che esprime un irrefrenabile senso di energia. La tecnica di Severini consiste nell’accostare forme di colore che, mosse da una forza centrifuga, si irradiano al di fuori della tela, sulla cornice del quadro, quasi a voler avanzare verso l’osservatore.

Probabilmente a ispirare il vorticoso dinamismo del quadro fu anche la visione di Loie Fuller, celebre danzatrice tra le pioniere della modern dance, particolarmente venerata a Parigi dove Severini si era trasferito nel 1906. La sua danza, chiamata Serpentine Dance, comprendeva turbinosi movimenti a spirale, amplificati dalla stoffa dell’ampio abito ed enfatizzati dai colori delle luci di scena.

Mare = ballerina è l’immagine poetica del mare che evoca la danza.

Silvia Mozzachiodi