Pink Floyd Ballet: la danza in chiave rock

Se la danza è un’arte che coinvolge due canali di percezione sensoriale, la vista e l’udito, Pink Floyd Ballet rappresenta a tutti gli effetti un’esplosione sinestetica: da un lato l’inconfondibile universo musicale dei Pink Floyd, gruppo rock britannico che ha segnato la storia della musica; dall’altro la danza di Roland Petit, coreografo francese tra i principali esponenti del balletto moderno. Il risultato è un concerto coreografico in chiave rock che innerva la scena di una forza elettrizzante.

Al debutto, tenutosi nel 1972 al Palais des Sports di Marsiglia, i Pink Floyd suonarono dal vivo per il Ballet de Marseille. Fu un evento straordinario nel senso più stretto del termine, non soltanto perché passò alla storia come il primo balletto a cui prese parte un gruppo rock, ma perché scardinò la compartimentalizzazione della cultura presentando un radicale cambiamento di prospettiva nella fruizione dello spettacolo. Il balletto, uscendo dal proprio contesto di appartenenza, il teatro, e immergendosi in un luogo deputato anche ai concerti, il palasport, ridefinì la sua entità da arte d’élite ad arte pop.

La coreografia, una fusione tra la tecnica accademica e il vocabolario della danza moderna, è strutturata in una sequenza di assoli, passi a due e scene d’insieme, ampliati nel corso degli anni con l’aggiunta di brani tratti dai successivi album della band, The Dark Side of the Moon (1973) e The Wall (1979). Roland Petit, con abilità quasi “sartoriale”, confeziona un abito coreografico che calza a pennello con il sound dei Pink Floyd. Crea una connessione così stretta tra il movimento e il suono da produrre una singolare simbiosi di musica e danza.

In One of These Days, tratto dall’album Meddle (1971), la pulsazione martellante del basso riverbera nei corpi dei ballerini con grande forza espressiva in un flusso di energia che sembra scorrere sottopelle e che mette in risalto la perfetta sincronizzazione dei movimenti. La danza si appropria del ritmo della musica, valorizzando al massimo sia l’atmosfera musicale sia la dimensione ritmica dei suoi passi.

Una piccola curiosità che apre una breve parentesi su One of These Days. Nello stesso anno in cui debuttò Pink Floyd Ballet, il regista britannico Ian Emes realizzò French Windows, un corto d’animazione ispirato al suddetto brano con dei ballerini che danzano passi classici come il doppio tour en l’air o la cabriole. Il video fu mostrato al music show The Old Grey Whistle Test della BBC.

Tornando al rapporto danza e musica nel balletto di Roland Petit, la capacità del coreografo di affrontare frontalmente la sonorità dei Pink Floyd è particolarmente evidente in Money, una canzone tratta dall’album The Dark Side of the Moon che condanna l’attaccamento al denaro come uno dei “lati oscuri” della natura umana. Il brano inizia con un particolare effetto sonoro, ottenuto mettendo insieme vari rumori come il suono di un registratore di cassa e il tintinnio dei soldi, che Roland Petit traduce in un movimento meccanico del braccio. È un gesto che ricorda il tiro-rilascio della leva di una slot machine, immagine che esemplifica chiaramente la dipendenza da denaro; un concetto successivamente suggerito da grandi salti, veloci giri e soprattutto ampie circonduzioni del capo, perché i soldi danno alla testa.

La raffinatezza del lavoro coreografico consiste anche nella brillante immaginazione di Roland Petit che per Pink Floyd Ballet inventa gesti e movimenti che rimangono impressi negli occhi degli spettatori. Un esempio è il passo a due sulle note di Echoes (album Meddle). Quando inizia la prima strofa, “Sospeso sopra le nostre teste, l’albatro rimane immobile sull’aria”, la ballerina scivola sulla scena in spaccata, tirata per mano dal partner.

A enfatizzare la sensazione di un concerto rock è il lighting design ideato da Jean-Michel Desirè nel 2004 quando il balletto fu ripreso dalla compagnia Asami Maki Ballet Tokyo. Contraddistinto da luci e laser colorati che vanno a creare delle architetture intorno ai corpi dei danzatori, il disegno luci presenta uno stile complementare ai celebri light shows dei Pink Floyd, spettacoli che offrivano un’esperienza dal forte impatto visivo giocando con luci, laser, fumi ed altri effetti speciali.

Pink Floyd Ballet è stato rappresentato in tutto il mondo e nei più svariati contesti, tra i velluti degli enti lirici e in suggestive location all’aperto come il Porto vecchio di Marsiglia e le Terme di Caracalla a Roma. E pensare che Roland Petit creò questo balletto quasi per caso, dietro suggerimento della figlia adolescente Valentine: “Papà, devi fare un balletto su questa musica; per danzare non c’è di meglio”. L’idea iniziale era di fare un balletto ispirato Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust che avrebbe coinvolto i Pink Floyd, Rudolf Nureyev, un corpo di ballo formato da cinquanta ballerini, un’orchestra di 108 elementi e il regista Roman Polański per la produzione di un film. Un’impresa titanica che, per numerose ragioni, non decollò ma che si trasformò in un balletto essenziale, interamente giocato sul connubio esplosivo di musica e danza.

Silvia Mozzachiodi