La danza di Henri Matisse: vita e ritmo

La gioia di vivere, 1906, Filadelfia, Barnes Foundation.

Amo molto la danza. È una cosa straordinaria: vita e ritmo.

Henri Matisse

Henri Matisse, uno dei più noti artisti del XX secolo, è il pittore che ha colto l’essenza più profonda della danza. Nelle sue opere, che siano oli su tela o papiers découpés, essa rappresenta il ritmo connaturato alla vita, la libertà espressiva del corpo, l’armonia dell’uomo con la Natura. Se il movimento è vita – pensiamo al moto delle onde, della Terra, della Luna ma anche alla circolazione del sangue, al battito del cuore, al ritmo della respirazione – la danza, in quanto arte del movimento per eccellenza, è espressione di vita. Un concetto ampiamente condiviso da Matisse che inserisce la danza nell’opera La gioia di vivere (1906), un girotondo immerso in un’ambientazione idilliaca che esprime il piacere della vita. Questa immagine ha successivamente ispirato uno dei suoi capolavori, La Danza, di cui ha realizzato due versioni.

La Danza, 1909, New York, Museum of Modern Art.

La prima, dipinta nel 1909 in meno di una settimana, rappresenta cinque figure che danzano in cerchio sulla sommità di un paesaggio collinare che incontra il blu del cielo. Nel loro girotondo, gioioso e inarrestabile, i corpi nudi e sinuosi delle danzatrici conferiscono al dipinto una vitalità primordiale. I piedi, fluttuanti e sospesi, restituiscono la percezione del ritmo. I movimenti, naturali e fluidi, immersi in un ambiente idealizzato, esprimono una relazione sintonica con la Natura. La danza si spoglia della sua dimensione spettacolare per presentarsi nel suo valore etico, evento che trascende la singolarità per dar voce alla coralità. Il cerchio, figura geometrica formata da un’unica linea le cui estremità si congiungono l’una nell’altra, simboleggia proprio questo senso di integrazione, di connessione e di appartenenza. L’unione è anche suggerita dalle braccia delle due danzatrici in alto, che sembrano fondersi l’una nell’altra, e dall’immagine delle due figure in primo piano, che cercano di ristabilire il contatto perduto.

La seconda versione, commissionata dal collezionista russo Sergej Ščukin e portata a compimento tra il 1909 e il 1910, è pensata in combinazione ad un altro pannello intitolato La Musica (1910). I due dipinti si richiamano nei colori e nell’ambientazione e creano l’illusione di una danza eseguita sul ritmo suonato dai musicisti. A differenza della prima versione, i corpi sono rossi e presentano una maggiore tensione muscolare che, abbinata al vorticoso movimento del girotondo, riproduce un dinamismo frenetico e una forza ancestrale. Matisse dichiarò che il primo elemento di costruzione del dipinto fu proprio il ritmo, proiettato all’interno del quadro cantando il motivo musicale di una danza vista al Moulin de la Galette nel quartiere di Montmartre.

La visione della danza di Matisse ricorda la sensibilità diffusa nella società europea all’alba del nuovo secolo: da un lato i principi del Lebensreform (“Riforma della vita”), un movimento culturale che ha promosso uno stile di vita improntato a valori quali il ritorno alla natura e il nudismo; dall’altro lato la rivoluzione estetica promossa dalla danza libera con l’elaborazione di un nuovo corpo scenico, antitetico all’espressività della tradizione accademica e liberato dai simboli del balletto: le punte, il corsetto e il tutù.

Nel 1909 il critico d’arte Charles Caffin, in un articolo pubblicato sul periodico di fotografia Camera Work, paragonò Matisse alla celebre danzatrice Isadora Duncan in quanto entrambi raggiunsero “un’espressione di sentimento ancestrale”. Nonostante i loro modelli fossero diversi, l’arte primitiva africana per il pittore e l’antica civiltà greca per la danzatrice, la visione dei due artisti presentava alcune evidenti affinità. Isadora Duncan riteneva infatti che la danza del futuro fosse la danza del passato e sosteneva un ritorno alla nudità per ottenere dei movimenti perfettamente naturali.

Matisse ha fornito altre interpretazioni della danza, tutte contraddistinte da un intenso dinamismo ritmico: il Vaso di nasturzi e la “Danza” (1912), una rappresentazione dello studio di Matisse che include la metà sinistra del celebre dipinto del 1909; La Danza (1932), un trittico murale commissionato da Albert Barnes; Due danzatori (1937-1938), uno studio per il sipario del balletto Rouge et Noir di Léonide Massine (1939); Danzatrice Creola (1950), ispirato alla danzatrice e coreografa Katherine Dunham, una delle pioniere della black dance che ha rivoluzionato il panorama della danza americana del XX secolo con la sua estetica “primitiva”. Matisse ha persino collaborato con i Ballets Russes di Sergej Pavlovič Djagilev, realizzando le scenografie e i costumi per Le Chant du Rossignol, balletto di Léonide Massine su musica di Igor’ Stravinskij (1920).

Matisse ha intravisto nella danza la forza dirompente della vita e per questo l’ha amata e rappresentata più volte attraverso l’espressione del colore e la semplificazione del disegno. Intendendo la pittura come un’arte capace di esprimere emozioni, le sue “opere danzanti” trasmettono allo spirito dello “spettatore” un ritmo irrefrenabile che invita ad abbandonarsi alla libertà del movimento e a gioire della vita.

Silvia Mozzachiodi