Sasha Waltz, tra le più grandi figure della danza contemporanea europea, ha presentato in live streaming dal radialsystem di Berlino il suo ultimo e affascinante lavoro: In C, coreografia danzata dalla sua mirabile compagnia Sasha Waltz & Guests sull’omonima musica del compositore Terry Riley. L’opera riflette una delle coordinate fondamentali della sua multiforme produzione, la riflessione sul rapporto tra danza e musica, qui sviluppata attraverso una stretta corrispondenza tra le due arti che condividono i medesimi metodi creativi: la ripetizione e l’improvvisazione.
Il punto di partenza del processo creativo è la musica di Terry Riley, composta nel 1964 e considerata il manifesto della musica minimalista. La partitura, destinata ad un organico strumentale non precisato e senza alcun tempo stabilito, si compone di cinquantatré frasi musicali, ciascuna delle quali può essere ripetuta dai musicisti un numero arbitrario di volte durante l’esecuzione. Il concept della coreografia consiste nel tradurre le frasi musicali in danza attraverso un’esplorazione coreografica della musica. Sasha Waltz crea una “partitura” di cinquantatré frasi di movimento che si susseguono, in un flusso di energia perpetuo come la pulsazione ritmica della musica, attraverso l’improvvisazione strutturata dei danzatori, ossia un’improvvisazione soggetta a specifiche regole fornite dalla coreografa.
All’inizio della performance i danzatori, sagome nere su uno sfondo rosso, cercano nel silenzio del palco la propria collocazione. Non appena inizia la musica, una registrazione del collettivo newyorkese Bang on a Can, scelgono in piena libertà quando eseguire la prima frase coreografica, un semplice movimento di spalla, in avanti e indietro, suggellato da una rotazione della testa nella direzione della spalla. Gradualmente la luce avvolge la scena, rivelando l’identità dei danzatori che indossano abiti minimali, e il fondale risplende di colori brillanti. Le frasi coreografiche si succedono, si incrociano, si dissolvono, evidenziando nei momenti sincroni la diversa esecuzione di uno stesso movimento perché connaturata alla singolarità del danzatore.
Poiché la danza non esiste solo nel tempo ma anche nello spazio, i movimenti dei danzatori sono organizzati lungo la linea temporale, giocando con il principio della ripetizione, e lungo la dimensione spaziale, attraverso continui cambiamenti di direzione. Peculiare è l’impiego decentralizzato dello spazio, esplorato, conquistato e vissuto nella sua policentricità che attribuisce la medesima importanza ad ogni punto della scena, di lato, in avanti o sul fondo.
In questo spazio i danzatori, intuitivi ma anche empatici, “si ascoltano”, incontrandosi nella stessa frase di movimento e dando vita a disegni coreografici del tutto improvvisati. L’impressione generale è di un caos danzante, identificabile non come assenza di ordine ma come indice di complessità, di fronte alla quale lo spettatore è libero di soffermare la propria attenzione su un singolo danzatore o sulla performance nella sua integralità. Naturalmente, trattandosi di una diretta live, la visione dello spettacolo è mediata dalla telecamera che segue i danzatori su tre livelli: piani ravvicinati che valorizzano le espressioni, gli sguardi, il sudore; campi totali che mettono in risalto l’ensemble; inquadrature dall’alto che mostrano le ombre dei performer creando un suggestivo effetto visivo.
Lo spettacolo si configura come un’opera aperta in cui lo sviluppo della performance è gestita dagli stessi danzatori che diventano l’anima di una (cre)azione in itinere impossibile da prevedere. Così come nelle intenzioni di Terry Riley per la musica, la coreografia di Sasha Waltz è l’espressione di un’aspirazione democratica che cerca un approccio alla danza collettivo e che esalta le diverse soggettività conferendo loro un certo grado di libertà. In questo periodo profondamente segnato dalla pandemia, In C di Sasha Waltz ci restituisce simbolicamente la libertà e lo spazio d’azione.
Silvia Mozzachiodi