Patrick Dupond, l’étoile dal fascino magnetico

Patrick Dupond

L’espressione “avere le ali” mi si addiceva molto bene. Non appena il sipario si alzava, non stavo più toccando il suolo, ero al di sopra, al di là di qualsiasi cosa un normale essere umano di solito realizza.

Patrick Dupond

Il firmamento della danza ha perso ieri una stella: Patrick Dupond, tra i più grandi danzatori della seconda metà del Novecento. Sguardo magnetico, sorriso accattivante, fascino prettamente parigino, ha conquistato il cuore degli spettatori, anche di coloro che non erano addentro al mondo della danza, con il suo brillante carisma e il temperamento seducente.

Erede della grande scuola francese, nel 1975 è entrato nella compagnia dell’Opéra di Parigi e l’anno seguente ha vinto la medaglia d’oro al prestigioso concorso di Varna, incantando pubblico e critica con l’incredibile virtuosismo dei salti e delle veloci pirouettes. È l’inizio di una carriera ricca di successi. In breve tempo ha scalato la gerarchia dell’Opéra di Parigi, diventando étoile a ventuno anni, e ha intrapreso una carriera internazionale danzando come guest artist nelle più importanti compagnie del mondo. Nel 1990 è subentrato a Rudolf Nureyev nella direzione artistica dell’Opéra di Parigi, posizione che ha ricoperto per cinque anni nel corso dei quali ha ampliato il repertorio della compagnia introducendo nuovi lavori di Twyla Tharp, Jerome Robbins, Mats Ek, e invitando grandi compagnie come il Béjart Ballet Lausanne, la Martha Graham Dance Company, il Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch e Rosas di Anne Teresa De Keersmaeker.

Le sue qualità, accanto alla bellezza fisica e alla solida tecnica, sono state principalmente due. Da un lato la versatilità stilistica, che gli ha consentito di eccellere non soltanto nel repertorio classico ma anche nei lavori di coreografi come Roland Petit, Maurice Béjart, Alwin Nikolais, Daniel Ezralow, Robert Wilson e Ulysses Dove. Dall’altro il magnetismo scenico, capace di dominare il palcoscenico con il suo innato charme e di appassionare il pubblico con straordinarie doti interpretative. La sua spiccata sensibilità drammatica ha raggiunto alte vette nei balletti Vaslaw di John Neumeier, dedicato al grandioso e infelice destino del ballerino russo Vaclav Nižinskij, e Au Bord du precipice di Alvin Ailey, incentrato sulla vita della rockstar Jim Morrison. Dotato di un particolare umorismo, ha sfoggiato anche una verve comica in Push Comes to Shove di Twyla Tharp e maliziosa per il personaggio di Puck in Sogno di una notte di mezza estate di Neumeier.

Patrick Dupond ha sedotto, divertito e incantato il suo pubblico, donandosi con grande intensità e generosità. La danza ha rappresentato per lui una inesauribile fonte di libertà, palpabile in tutte le sue esibizioni, in ogni suo movimento e soprattutto nei suoi salti. Un Icaro (ruolo da lui interpretato con una “disperazione eroica e commovente”) della danza che è volato via troppo presto, a soli 61 anni.

Silvia Mozzachiodi